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24 dicembre 2021 5 24 /12 /dicembre /2021 16:36

 

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9 aprile 2020 4 09 /04 /aprile /2020 10:05
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7 aprile 2020 2 07 /04 /aprile /2020 16:51
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7 aprile 2020 2 07 /04 /aprile /2020 09:12
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7 maggio 2016 6 07 /05 /maggio /2016 16:13
Tempo di Pasqua (seconda parte)

I testi ecologici (collette, prefazi,ecc) e il lezionario mettono in risalto alcune caratteristiche proprie di questo tempo: tempo di Cristo, dello Spirito, ecclesiale ed escatologico.

In esso è evidente la centralità del mistero del Cristo crocifisso e risorto per il fatto stesso che «Cristo nostra pasqua è stato immolato» (1 Cor 5,7). Egli sostituisce, ormai, l’agnello dell’antico testamento: «È lui il vero agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui che morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita» (Prefazio I). Anche la restaurazione attraverso il mistero pasquale è un elemento cristologico che troviamo nei formulari: «In lui, vincitore del peccato e della morte, l’universo risorge e si rinnova, e l’uomo ritorna alle sorgenti della vita» (Prefazio IV). La vita dell’uomo e del mondo compie in Cristo, risorto dalla morte, un salto qualitativo.

Altra caratteristica del tempo pasquale, in particolare nella Liturgia delle Ore, è la connotazione pneumatologica, l’azione dello Spirito. In particolare l’eucologia della messa e i testi dell’ufficio, nella VII settimana che precede la Pentecoste, hanno un chiaro riferimento allo Spirito Santo: «Venga su di noi, o Padre, la potenza dello Spirito Santo» (Lunedì); «Padre onnipotente e misericordioso, fa che lo Spirito Santo venga ad abitare in noi…» (martedì).

Il tempo pasquale si caratterizza inoltre per la sua dimensione ecclesiale. L’immagine della chiesa emerge in relazione allo Spirito nei vari testi: Lo spirito che raduna la chiesa «Fa che la chiesa riunita dallo Spirito Santo…», (colletta mercoledì VII settimana); lo Spirito che rende in unità la comunità dei salvati «fa che i popoli dispersi si raccolgono insieme e le diverse lingue si uniscano», (colletta della messa nella vigilia di Pentecoste); lo Spirito che introduce al mistero della vita in Cristo: « Agli albori della Chiesa nascente hai rivelato a tutti i popoli il mistero nascosto nei secoli» (prefazio Pentecoste).

In alcune orazioni, inoltre, viene messa in risalto un’altra peculiarità: il suo rapporto con la Parusia. Più volte si afferma che la morte e resurrezione di Cristo ci hanno aperto le porte del paradiso e la partecipazione ai sacramenti pasquali orienta la comunità verso la pasqua eterna: «fa che l’esultanza di questi giorni raggiunga la sua pienezza nella Pasqua del cielo» (mercoledì dell’Ottava) «perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso» (mercoledì II settimana), «perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l’eredità eterna» (sabato II settimana).

Il tempo pasquale è un tempo privilegiato per la mistagogia: «la comunità insieme con i neofiti prosegue il suo cammino nella meditazione del Vangelo, nella partecipazione all'Eucaristia e nell'esercizio della carità, cogliendo sempre meglio la profondità del mistero pasquale e traducendolo sempre più nella pratica della vita» (RICA n 37).

In questo tempo pasquale possiamo intravedere una corrispondenza tra la Pasqua di Cristo e la nostra pasqua. Fonte e roccia della nostra fede è il mistero del Signore Crocifisso Risorto, a noi partecipato attraverso i sacramenti dell’Iniziazione cristiana.

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4 aprile 2016 1 04 /04 /aprile /2016 15:16
Tempo di Pasqua (prima parte)

Culmine e fonte dell’Anno liturgico è il «Triduo Pasquale del Signore Crocifisso e Risorto». Da esso, come afferma l’annuncio del giorno di Pasqua, scaturiscono tutti gli altri giorni santi e anche il tempo pasquale.

Il tempo di Pasqua era chiamato alle origini «Laetissimus spatium», il tempo più felice e bello. L’Epistola Apostolorum (149-170), testo apocrifo, è il primo documento che parla di questo periodo come un tempo in cui si va verso la parusia. Da altri autori viene descritto, come un periodo solenne, una festa continua. Si celebrava ogni giorno l’eucarestia, non ci si metteva in ginocchio, si cantava l’alleluia e non si digiunava. Il periodo pasquale che comprende cinquanta giorni all’inizio era chiamata Pentecoste, anche se scritti della fine del IV secolo e inizio V secolo ormai indicano solamente il giorno di Pentecoste.

Prima della riforma questo periodo andava dalla messa della veglia pasquale fino all’ora nona inclusa della domenica nell’ottava di Pentecoste e comprendeva tre tempi: tempo di Pasqua, di ascensione e l’ottava di Pentecoste.

Nell’attuale calendario il tempo di pasquale ha la durata di cinquanta giorni dalla domenica di pasqua fino a Pentecoste «I cinquanta giorni che succedono dalla domenica di Risurrezione alla domenica di Pentecoste si celebrano nell'esultanza e nella gioia come un solo giorno di festa, anzi come «la Grande Domenica» » (NGALC n 22).

Altra novità che troviamo nell’Ordinamento del Calendario è che l’intero periodo dal suo inizio fino al suo compimento è detto pasquale e le domeniche che si susseguono sono denominate domeniche di Pasqua e non come in precedenza domeniche dopo Pasqua.

Anche il significato dei giorni è specificato nella colletta della messa vigiliare di Pentecoste «Dio… che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua nel tempo sacro dei cinquanta giorni».

Il tempo pasquale comprende: l’ottava di Pasqua, l’Ascensione che cade il quarantesimo giorno e la Pentecoste.

L’ottava di Pasqua è stata conservata per il suo legame storico con la settimana mistagogica o d’iniziazione per coloro che avevano ricevuto il battesimo durante la veglia di Pasqua.

L’organizzazione delle letture è completamente rinnovato, rispetto al messale precedente. In questi cinquanta giorni si leggono gli atti degli Apostoli, il Vangelo di Giovanni e le lettere, la prima di Pietro e infine l’Apocalisse. Anche l’eucologia è tutta rinnovata e viene dato spazio alla tematica dello Spirito Santo.

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21 febbraio 2016 7 21 /02 /febbraio /2016 22:16
di Margareth Dorigatti Lezionario Festivo B

di Margareth Dorigatti Lezionario Festivo B

La Quaresima, nell'attuale ordinamento liturgico, inizia con il mercoledì delle ceneri e si conclude il giovedì santo prima della messa in Coena Domini. (NGALC n. 28) L'imposizione delle ceneri, nell'attuale struttura celebrativa, a differenza della precedente, avviene nella celebrazione della messa o qualora non venisse celebrata l'eucarestia il rito si inserisce nella liturgia della Parola.

Il testo conciliare di Sacrosanctum Concilium recupera al n 109 un elemento tipicamente quaresimale, quello «battesimale», perdutosi nel tempo, così afferma: «Il duplice carattere della quaresima - il quale soprattutto mediante il ricordo o la preparazione al battesimo e mediante la penitenza, invita i fedeli all'ascolto più frequente della parola di Dio e alla preghiera e li dispone così a celebrare il mistero pasquale- sia posto in evidenza nella liturgia, quanto nella catechesi liturgica».

La quaresima oltre ad essere considerata un tempo che ci prepara alla Pasqua, è un periodo che ci inizia al mistero pasquale, e per tanto può essere considerata una vera e propria iniziazione sacramentale: «La liturgia quaresimale guida alla celebrazione del mistero pasquale, sia i catecumeni, attraverso i diversi gradi dell'iniziazione cristiana, sia i fedeli, per mezzo del ricordo del battesimo e della penitenza». (NGALC n 27) Il prefazio proprio della seconda domenica di questo periodo così si esprime: «Egli, dopo aver dato ai discepoli l'annuncio della morte, sul santo monte manifestò la sua gloria e chiamando a testimoni la legge e i profeti indicò agli apostoli che solo attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della resurrezione». La sequela del maestro, fino al dono totale di sé, ci permette di partecipare alla sua gloria. La struttura della lectio domenicale descrive le caratteristiche proprie di questo tempo: nelle prime due domeniche il vangelo proclamato, in tutte e tre i cicli dell’ Anno liturgico, è la Tentazione, nella prima, e la Trasfigurazione nella seconda. Nelle altre tre domeniche ogni anno si segue un ciclo proprio: itinerario sacramentale - battesimale (anno A), cristocentrico - pasquale (anno B), penitenziale (anno C).

La quaresima è considerata un periodo di forte tensione etica e di conversione «La penitenza quaresimale non sia soltanto interna e individuale, ma anche esterna e sociale. E la pratica penitenziale sia incoraggiata e raccomandata» (SC 110).

La tensione al cambiamento di vita e alla conversione è presente nell'eucologia di questo periodo durante il quale il popolo è invitato a realizzare un vero percorso di cambiamento interiore: «attraverso l'itinerario spirituale della Quaresima, giungano completamente rinnovati a celebrare la Pasqua del tuo Figlio» (mercoledì delle ceneri), «Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua» (prefazio I), e ancora «Tu hai stabilito per i tuoi fedeli un tempo di rinnovamento spirituale, perché si convertano a te con tutto il cuore» (Prefazio II).

La conversione rimane elemento precipuo di questo periodo e rappresenta la condizione indispensabile per vivere il mistero pasquale di Cristo. La Quaresima sin dal suo esordio viene definita tempo sacramentale della nostra conversione.

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8 febbraio 2016 1 08 /02 /febbraio /2016 23:17
Tempo di Quaresima (prima parte)

Le origini della Quaresima non sono molto chiare, dalle poche notizie che si hanno appare come un tempo che precede il digiuno del venerdì e del sabato prima della Pasqua. Le prime notizie di un digiuno si hanno in Egitto alla fine del III e l'inizio del IV secolo. Anche il concilio di Nicea (325) in un suo canone menziona la quadragesima paschae, un tempo di digiuno della durata di quaranta giorni che precede la Pasqua. Il primo a parlare dell'esistenza a Roma di un tempo quaresimale è Girolamo, in una lettera a Marcella (384), in cui si evidenzia che la caratteristica precipua di tale periodo è il digiuno.

La durata della quaresimale varia a secondo i tempi: all'inizio del IV secolo le settimane di digiuno erano tre, alla fine, i giorni di digiuno furono portati a quaranta. A Roma, il periodo quaresimale, era caratterizzato dalle celebrazioni «stazionali», dove la comunità si radunava insieme con il papa, sempre in una chiesa diversa, all'inizio solo il mercoledì e il venerdì col successivamente anche negli altri giorni.

All’origine la quaresima viene considerata come tempo di preparazione dei catecumeni ai sacramenti dell'iniziazione, col passar del tempo acquisterà anche la caratteristica penitenziale per coloro che praticavano la penitenza pubblica e che la notte di pasqua venivano riammessi alla comunione ecclesiale. Ambrogio afferma che nella veglia della notte di Pasqua due acque differenti sono presenti: le acque del battesimo e le lacrime della penitenza. All'inizio la quaresima iniziava a Roma la sesta domenica che precedeva la Pasqua, successivamente è stata spostata al mercoledì immediatamente precedente così come testimonia il Gelasiano Vetus n 83 <<Caput Quadrigesimae». In questo giorno i penitenti pubblici venivano rivestiti di un abito penitenziale e cosparsi di cenere e allontanati dall'assemblea liturgica. Nel VI/VII secolo il periodo della quaresima romana si allunga ulteriormente con le domeniche di Settuagesima, Sessuagesima e Quinquagesima, che la precedono. La prassi di distribuire le ceneri a tutto il popolo, il mercoledì precedente alla prima domenica di Quaresima, inizia verso la fine del IX secolo, quando l'istituto della penitenza pubblica era ormai del tutto scomparso.

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25 gennaio 2016 1 25 /01 /gennaio /2016 11:10
M. Rupnik

M. Rupnik

Il Tempo Ordinario non è da considerarsi un tempo «minore» o « meno forte» rispetto altri tempi così denominati dell’anno Liturgico, solo perché non celebra un evento del mistero di Cristo: nascita, morte, resurrezione. Esso si propone di approfondire nella vita ordinaria della comunità cristiana il mistero salvifico di Cristo: «seguendo i tempi dell’anno liturgico, nell’osservanza della domenica che interamente lo scandisce, l’impegno ecclesiale e spirituale del cristiano viene profondamente incardinato in Cristo, nel quale trova la sua ragion d’essere e dal quale trae alimento e stimolo». (Dies Domini 3)

La stessa suddivisione di questo tempo in due parti: dopo il tempo natalizio, la prima, e dopo il tempo pasquale, la seconda, permette in entrambi i periodi di celebrare e innestare la vita di Cristo nella vita quotidiana.

Le domeniche e i giorni feriali del tempo Ordinario non presentano i temi devozionali assegnati nel passato ai giorni e alle domeniche, come ed es. la domenica a partire dal IX secolo era il giorno dedicato alla SS. Trinità, perdendosi così il senso primario della Pasqua settimanale, il sabato alla memoria della Vergine Maria o altri giorni al culto dei santi.

La memoria di Santa Maria e dei Santi nel Tempo Ordinario segue il principio espresso dalla costituzione Sacrosanctum Concilium 103-104, per il quale non viene oscurata la centralità di Cristo, ma è mostrata ed salta e la sua azione salvifica.

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16 gennaio 2016 6 16 /01 /gennaio /2016 17:02
Rupnik

Rupnik

L’origine di questo periodo dell’anno liturgico è da ricercare nella celebrazione domenicale, pasqua della settimana, prima della formazione stabile dei cicli Quaresima- Pasqua e Avvento - Natale.

Il primo formulario che ci offre notizie di questo tempo è il Sacramentario Gelasiano Vetus che non attribuisce tuttavia un nome specifico alle domeniche. Nei sacramentari successivi le domeniche con la dicitura post Epiphaniam sono sei e il numero delle domeniche post Pentecosten varia da 22 a 27. Nel messale di Pio V del 1570 troviamo formulari specifici per 3 o anche 6 domeniche dopo l’Epifania e 24 domeniche dopo Pentecoste.

Nel calendario, scaturito dalla riforma conciliare del Vaticano II, le domeniche sono denominate «Tempo Ordinario» ed hanno perduto la denominazione precedente «Domenica dopo l’Epifania» e «Domenica dopo Pentecoste» acquistando la seguente caratteristica: «destinate non a celebrare un particolare aspetto del mistero di Cristo, ma nelle quali tale mistero viene piuttosto venerato nella sua globalità, specialmente nelle domeniche». (NGALC n 43)

Il periodo Ordinario con il nuovo ordinamento acquista una maggiore coesione ed unità rispetto al passato. Esso inizia il lunedì della domenica dopo l’Epifania e dura fino al martedì precedente il mercoledì delle ceneri; poi riprende il lunedì dopo Pentecoste e si protrae fino a prima dei primi vespri della I domenica di Avvento. La durata complessiva delle domeniche varia da 33 a 34.

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