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2 marzo 2015 1 02 /03 /marzo /2015 12:21
Lezionario Festivo Tempo di Quaresima
Lezionario Festivo Tempo di Quaresima

Il tempo di Quaresima, da poco iniziato, si caratterizza come tempo forte e propizio per ritornare a Dio: «Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua» (Pref. 1°Q)

La liturgia ci fa iniziare questo itinerario con un gesto forte l’imposizione delle ceneri, rimando alla morte, «ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai», ma anche chiaro riferimento alla purificazione, un tempo la cenere si utilizzava per lavare e sbiancare.

Poiché la liturgica ci va vivere, per ritus et preces, l’evento della salvezza già il tutto lo sperimentiamo nel frammento e la pasqua di Cristo non è meta irraggiungibile ma dono accolto nel mistero.

Nella colletta della messa del mercoledì delle ceneri così abbiamo pregato «… concedi al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno …il combattimento contro lo spirito del male». Il contesto celebrativo ci offre l’occasione per avviare una breve riflessione sul senso cristiano del digiuno.

Quando si parla di digiuno spesso si pensa, anche tra i cristiani, che sia qualcosa di inutile o obsoleto. Invece la prassi penitenziale del digiuno appartiene da sempre alla vita della comunità cristiana. Infatti, il digiuno e l’astinenza rispondono al bisogno permanente del cristiano di continua conversione.

Il digiuno coinvolge l’intera vita dell’uomo, non solo nel suo bisogno biologico, il cibo, ma anche nella sua sfera spirituale, attraverso questo strumento lo spirito umano è orientato verso le realtà che superano la vita umana. Digiuno e astinenza non sono compiuti per disprezzare il corpo, quando creò l’uomo, il testo sacro afferma: «Dio vide che era cosa molto buona…» (Gen 1,31), ma modalità per aiutare lo spirito umano a vivere con libertà la propria vita: «Con il digiuno quaresimale tu vinci le nostre passioni, elèvi lo spirito, infondi la forza e doni il premio» (Pref. 4°Q).

Per evitare facili fraintendimenti desidero porre il senso del digiuno nell’orizzonte della sponsalità, così come nei vangeli traspare. Infatti quando a Gesù rimproverano che i suoi discepoli non osservano la pratica del digiuno così come la osservano i farisei, (Mt 9,14-15) la risposta di Gesù è non sulla quantità, così come l’avevano posta la domanda, ma sul senso o meglio ancora sulla relazione con lo sposo. Infatti, egli non nega la pratica del digiuno, ma offre un orizzonte molto più ampio, appunto quello «sponsale». Il rapporto con Lui, sposo, apre uno spiraglio nuovo e da un senso vero alla privazione o mortificazione che non è fine a se stessa, o come semplice controllo di se, ma la fa partecipare alla vita dello Sposo- Cristo, morto e risorto: «possono forse gli invitati a nozze in lutto mentre lo sposo è con loro?» (Mt 9,15). Relazione con lo Sposo e vita nuova data dallo Sposo diventano l’orizzonte del digiuno cristiano. Così che, l’esperienza del digiuno, si può collocare nel solco della vita nuova data dallo Spirito attraverso i sacramenti dell’Iniziazione cristiana: «Vi dico dunque: Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne... Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,16.22).

Ma oggi ha ancora senso digiunare?

Se l’orizzonte è la sponsalità con Cristo, allora si! Se la prospettiva è solo fine a se stessa o mortificare solo il corpo, allora no! Cadremmo nella logica farisaica criticata da Gesù.

Il senso cristiano del digiuno, inteso come relazione sponsale, apre a nuove prospettive spesso non valutate nella nostra pratica della penitenza: la giustizia sociale.

Infatti, il digiuno non è da intendere come un risparmio per le nostre tasche, così ammonisce la Didascalia degli Apostoli «I cristiani devono dare ai poveri quanto, grazie al loro digiuno, è stato messo da parte» (V, 28,19), ma un’apertura al fratello che vive nell’indigenza e nella povertà. Possiamo definirla «carità ecologica», purificazione del corpo, della mente e della vita, per far diventare i nostri beni risorsa per tutti e non solo possedimento nostro, così da rendere testimonianza di fede circa i valori umani e favorendo la nostalgia divina in ogni uomo.

Con la pratica penitenziale del digiuno accogliamo l’invito del Maestro a vivere la nostra vita, non come calcolo matematico, ma come abbandono provvidenziale in Lui, senza alcuna ansia per le cose. Ma anche la pratica del digiuno ci apra ad una tensione verso l’altro: «Tu vuoi che ti glorifichiamo con le opere della penitenza quaresimale, perché la vittoria sul nostro egoismo ci renda disponibili alle necessità dei poveri» (Pref. 3° Q).

Il senso autentico del digiuno ci inserisce in un cammino esodale di rinuncia a tutto ciò che è male e superfluo per inserirci in un percorso di gratuità, dono e condivisione vera.

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