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23 aprile 2014 3 23 /04 /aprile /2014 09:49
Veritas della Liturgia e Ars Celebrandi

Rino Lauricella Ninotta in rivista Liturgia Marzo/Aprile 2014, 59-74

Il tema della nostra riflessione, «Veritas della Liturgia e Ars Celebrandi» mette in luce le dinamiche proprie della liturgia: verità donata e verità celebrata.
Come afferma il testo conciliare
«La liturgia è considerata come l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell’uomo è significata per mezzo dei segni sensibili…» (SC 7).
Le due realtà, glorificazione di Dio e santificazione dell’uomo, vengono significate per «ritus et preces», ossia attraverso la celebrazione rituale.
La glorificazione di Dio e la santificazione dell’uomo è un’opera grande, continua ad affermare SC 7, per questo Cristo associa a se la Chiesa per rendere questo culto gradito a Dio.
Nella comunità cristiana la preoccupazione di coniugare insieme Lex credendi e Lex Orandi, legge del credere e legge del celebrare, è stata sempre di grande interesse, anzi si è cercato sempre che vi fosse una corrispondenza per assicurare la verità o l’autenticità del celebrare e quindi il suo senso ecclesiale.....
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21 febbraio 2014 5 21 /02 /febbraio /2014 15:51
La Liturgia secondo Papa Francesco

Lettera di papa Francesco in Occasione del Simposio su Sacrosanctum Concilium dal 18 al 20 Febbraio

... La Costituzione Sacrosanctum Conciliume gli ulteriori sviluppi del Magistero ci hanno fatto maggiormente comprendere la liturgia alla luce della divina Rivelazione, quale «esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo», nella quale «il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra» (SC, 7).Cristo si rivela come il vero protagonista di ogni celebrazione, ed Egli «associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale lo invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende culto all’eterno Padre» (ibid.). Questa azione, che ha luogo per la potenza dello Spirito Santo, possiede una profonda forza creatrice capace di attrarre in sé ogni uomo e, in qualche modo, l’intera creazione.

Celebrare il vero culto spirituale vuol dire offrire sé stessi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio (cfr Rm 12,1). Una liturgia che fosse staccata dal culto spirituale rischierebbe di svuotarsi, di decadere dall’originalità cristiana in un senso sacrale generico, quasi magico, e in un vuoto estetismo. Essendo azione di Cristo, la liturgia spinge dal suo interno a rivestirsi dei sentimenti di Cristo, e in questo dinamismo la realtà tutta viene trasfigurata. «Il nostro vivere quotidiano nel nostro corpo, nelle piccole cose, dovrebbe essere ispirato, profuso, immerso nella realtà divina, dovrebbe diventare azione insieme con Dio. Questo non vuol dire che dobbiamo sempre pensare a Dio, ma che dobbiamo essere realmente penetrati dalla realtà di Dio, così che tutta la nostra vita … sia liturgia, sia adorazione» (Benedetto XVI, Lectio divina al Seminario Romano, 15 febbraio 2012). ...

Fonte: Bollettino sala Stampa Vaticana (21/2/2014)

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18 agosto 2013 7 18 /08 /agosto /2013 09:39
Convivere, sposarsi in pubblico, sposarsi in Cristo
Andrea Grillo, sacramenti spiegati ai bambini, Cittadella editrice, 2012.
100 pp

Offriamo alcune parti del dialogo Quindicesimo inerenti alla scelta matrimoniale e al sacramento del Matrimonio. Ritengo che siano illuminanti per aiutare a compiere la scelta della vita matrimoniale in senso cristiano.

"... P: Sapete voi che cosa si pensa di solito a proposito di chi vuole uscire da una vita da "single"?

F: No

P: Si pensa così: se uno vuole impegnarsi poco, vuole fare una prova, vuole saggiare il terreno, allora deve convivere.

F: Si, questo l'abbiamo già sentito.

P: Se invece vuole fare le cose più seriamente, impegnandosi di più, allora si sposa davanti al Sindaco della città.

F: Certo, anche questo ci sembra chiaro.

P: Infine, se proprio vuole impegnarsi al massimo, allora si sposa in chiesa.

F: Si, questo sembra il punto di arrivo più importante e più impegnativo.

P: sapete dirmi, invece, che cosa non funziona in questa "diceria" molto diffusa?

F: Non sapremmo dir nulla. Sembra una cosa molto ragionevole.

P: Vedete, per capire qualcosa del sacramento del Matrimonio, le cose non possono presentarsi così.

F: E come, allora?

P: Bisogna avere la forza di presentarle capovolte! (grassetto e corsivo a cura del redattore)

F: Capovolte?

P: Sì, cominciando col dire che se uno vuole impegnarsi al 100%, deve convivere

F: Ma come?

P: Sì, se vuole che tutto dipenda da lui e da lei, non gli resta che convivere.

F: E chi si sposa in comune?

P: Chi fa questa scelta accetta che il proprio "convivere" abbia bisogno dell'aiuto della città e dello stato.

F: Si fida meno del suo amore?

P: No, lo pensa in modo più umano, con tutta la sua fragilità e il suo bisogno di aiuto.

F: E chi si sposa in Cristo?

P: Chi chiede alla Chiesa di sposarsi con il sacramento del matrimonio, riconosce di aver bisogno oltre che dell'aiuto degli uomini, anche dell'aiuto di Dio. ....." (p.94-96)

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21 giugno 2013 5 21 /06 /giugno /2013 18:57
Non estranei o muti spettatori
La voce e il gesto dell'assemblea litugica

Morena Baldacci articolo in RPL n 298 Maggio-Giugno 3/2013 pag 42-47.

Le assemblee liturgiche di oggi sono mutevoli, passeggere, variegate, si radunano e si sciolgono con elasticità maggiore rispetto al passato. .... Ogni assemblea, infatti, è unica e transitoria, vive in un determinato tempo e spazio, si compone di diversi partecipanti, risente della particolare contingenza storica, sociale, culturale. .... A cinquant'anni della riforma liturgica, le assemblee sembrano aver acquisito una certa familiarità con la liturgia rinnovata: cantano, rispondono, si muovono, ascoltano, partecipano al rito con disinvoltura. Il desiderio del Concilio di un'assemblea viva - non estranea o muta spettatrice - sembra, dunque, raggiunto. Tuttavia, l'atto liturgico non corrisponde pienamente alla natura delle assemblee odierne. I gesti e le risposte scivolano spesso nel meccanicismo, il convenire insieme è vissuto da alcuni come impoverimento della dimensione personale, la semplicità del rito voluta dalla riforma liturgica spinge molti pastori e animatori liturgici a operare aggiunte e sovrapposizioni non sempre opportune e adeguate. ..... la partecipazione attiva dei fedeli alle celebrazioni liturgiche sia richiesta dalla stessa liturgia e che il popolo cristiano ne ha diritto e dovere in forza del battesimo. La partecipazione non costituisce, dunque, solo l'atto espressivo della fede, ma la condizione stessa dell'esperienza del mistero. Infatti, l'agire rituale (per rictus et preces) costituisce l'atto originario dell'assemblea liturgica e, di conseguenza, la prima preoccupazione della chiesa. .... Le nostre assemblee liturgiche devono continuare a imparare a partecipare "liturgicamente", cioè secondo lo stile proprio della liturgia cristiana; al tempo stesso occorre tuttavia anche restituire la parola e il gesto alle comunità cristiane di oggi, con l'attenzione di quel sapiente adattamento che veste il rito sul corpo vivo della comunità radunata.

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16 ottobre 2011 7 16 /10 /ottobre /2011 17:08

 

emmaus3.jpg

"Sebbene il principal  Sacerdote offerente nel Scrifizio della messa è Cristo nostro Signore; nondime no la Chiesa cattolica, cioè tutti i fedeli Cattolici, come suo corpo mistico, offeriscono ancor essi questo Sacrifizio per lo ministerio, e mani del sacerdote ministro di Cristo; e con più specialità i circostanti, che con fede e devozione,e con timore e riverenza contriti assistono alla Messa: a' quali il Sacerdote dice: Orate fratelli, acciocché il mio e vostro sacrifizio sia accettabile presso Dio padre onnipotente: E poi nell'Azione, e Canone dice: Ricordati, Signore di tutti i circostanti, de' quali ti è cognita la fede, e nota a divozione: per i quali ti offeriscono questo Sacrifizio di laude per sé medesimi, e per tutti loro ... comunicando, cioè stando nella comunione della Chiesa Cattolica etc. E dopo la consacrazione lo stesso Sacerdote fa l'Oblazione dicendo: onde, Signore, e noi (sacerdoti) tuoi servi, e in oltre il tuo santo popolo, ricordevoli... offeriamo... (opera Omnia VII, 338)


Lo scorso 12 ottobre abbiamo ricordato il XXV° di canonizzazione di San Giuseppe Maria Tomasi, vissuto tra il 1649 e il 1712, dei Principi di Lampedusa e cardinale di Santa Romana Chiesa. Il testo che propongo alla mia e vostra riflessione è tratto dai suoi scritti. È poco conosciuto come liturgista, a lui si deve la pubblicazione del sacramentario Gelasiano, libro liturgico utilizzato nei Titoli della Chiesa di Roma forse nel VI-VII sec.

Il santo in questo suo scritto descrive l'atteggiamento e il modo di partecipare alla celebrazione eucaristica non solo da parte del sacerdote, ma anche del popolo che partecipa. Dopo aver posto l'accento che chi celebra è Cristo, evidenzia il modo di partecipare della Chiesa a questo mistero attraverso le mani del sacerdote. Rilevando, in particolare, che è tutta la Chiesa che offre, nella diversità dei ministeri, ma evidenziando che è lei nella totalità che offre. Parlare per quel periodo di partecipazione alla messa da parte di tutta la Chiesa e in particolare del popolo era una novità assoluta. Nel suo apostolato egli si preoccupò tantissimo affinché il popolo comprendesse la celebrazione della messa, era convintissimo che la partecipazione consapevole potesse essere fonte di vita spirituale. Le sue intuizioni sulla liturgia, che troviamo nei suoi scritti, circa il rinnovamento della liturgia furono in gran parte accolte dalla riforma del Concilio Vaticano II.  

La partecipazione alla celebrazione eucaristica, a quasi cinquant'anni dalla promulgazione di Sacrosanctum Concilium, ancora non è del tutto compresa, sia da parte dei ministri, che del popolo. Quanto affermato «per ritus et preces» (SC 48) spesso è disatteso sia dai pastori sia dai fedeli. Non a caso lo stesso concilio nella SC 14 parla della necessita della formazione del popolo, perché dalla liturgia possano attingere per la vita spirituale.

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